di francesco de rosa |
Nessuno dovrebbe morire prematuramente sulla faccia della terra. Ancor di più. Nessun uomo o donna che abbia in mente il sogno e la pratica della giustizia e della legalità dovrebbe mai lasciare questo mondo. E, invece, quando questo accade si resta senza parole, oppure con un fiume di parole, e la tentazione di cedere al convincimento che se ne vanno sempre prima e troppo presto i più buoni. Michele Ammendola era buono a tal punto da unire in queste ore la stessa identica reazione di due luoghi d’Italia distanti e diversi. Un unico sgomento dietro parole di sconcerto arrivato la mattina di ieri.
«Questa notte – scriveva l’Arci di Bologna – ci ha lasciati Michele Ammendola, anima di Porta Pazienza, progetto nato tra le mura e con l’impegno del Circolo La Fattoria. Michele ci ha donato tanto in questi anni, non risparmiandosi mai, mostrando una generosità e un’energia che non conoscevano limiti, una miniera di idee e di progetti. È così che attorno ad una delle pizze più buone di Bologna, Michele ha sapientemente amalgamato ingredienti di impegno sociale e politico, come l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, l’utilizzo di materie provenienti da beni confiscati alle mafie, la pizza sospesa, la promozione di progetti culturali e ricreativi, dalle rassegne estive alle attività per bambini e bambine, con particolare attenzione al tema dell’autismo. Sono solo alcuni dei tanti sentieri che Michele e Porta Pazienza hanno fatto scoprire alla città e nel percorrerli avremo bisogno di quella passione e amore per la vita che rendeva Michele unico e straordinario. Da tutta Arci Bologna un grande abbraccio ad Alessandra, Francesco e Luca e ai soci e alle socie di Porta Pazienza e del Circolo La Fattoria.»
Tra le prime reazioni anche quella di un’amica che a Bologna vive le trame della città. «Bologna è stata travolta da un dolore immenso. Michele Ammendola se n’è andato all’improvviso, a 46 anni. Era di origini napoletane e aveva creato nel 2017 “La Fattoria di Masaniello”, una pizzeria etica al #Pilastro che dava lavoro a ragazzi con sindrome di Down e disturbi cognitivi, a stranieri e a persone fragili. Il tutto in un’ottica di integrazione e inclusione sociale. Michele voleva dire entusiasmo, concretezza, accoglienza, idee trasformate in fatti, speranza, impegno contro la camorra e tutte le mafie e punto di riferimento a Bologna dell’associazione dei genitori delle persone autistiche. Napoli e Bologna perdono una colonna portante e una persona dal cuore grande. Le sue lotte non verranno abbandonate. Mi stringo al dolore della famiglia. Che la terra ti sia lieve». È morto così Michele Ammendola, stroncato da un infarto che ha spento all’improvviso la mente vulcanica che aveva ed ebbe non solo quando decise di trasferirsi a Bologna per dar vita e sostanza dal nulla ad una Pizzeria-Etica che chiamò “Porta Pazienza” lì nel quartiere bolognese del Pilastro.
«Che brutto scherzo ci hai fatto Michele – ha scritto ieri anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore -. Tu che ogni giorno pubblicavi le foto dei tuoi bimbi. Tu che mi hai bombardato con il tuo carisma e i tuoi fritti anti camorra, anti violenza, anti fascismo. Tu che mi hai aperto il cuore in un giorno di primavera quando tutta l’Italia era chiusa per la pandemia. Mi hai buttato giù dal letto perché dovevamo assolutamente aprire un giardino per chi era più fragile e in casa non ci poteva stare. Dovevamo aggiustare l’altalena, tagliare l’erba e dirlo al mondo che non si doveva avere paura della solidarietà anche nei momenti più bui. Tu che ci hai convinto che era possibile. Che l’autismo è la sfida. La nostra sfida. Tu che hai fondato una cooperativa sociale, creato lavoro, combattuto la mafia. Tu si una cosa grande Miche’! E Bologna starà accanto ad Alessandra, Francesco e Luca. È l’impegno che ci prendiamo con te. Che la terra ti sia lieve, compagno. Un abbraccio a tutta la famiglia, la comunità della Pizzeria Masaniello e circolo La Fattoria, al Napoli Club e amici.»
Michele doveva compiere 46 anni il 17 gennaio ma l’infarto fulminante non gli ha lasciato scampo nemmeno la possibilità alla moglie e ai due figli di capire cosa stesse accadendo. Impegnato in diversi settori Michele Ammendola aveva fatto diventare la pizzeria del Pilastro il fulcro di un’azione civile e sociale. Una sponda concreta per il tema dell’antimafia. Una lotta che Michele Ammendola metteva in pratica anche con circolo Arci del Pilastro. O sostenendo le attività di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti. In mezzo alla pandemia aveva deciso di lanciare una raccolta fondi per acquistare un food truck. Serviva a portare la pizzeria, chiusa a causa del lockdown, ovunque a Bologna affinché chi ci lavorava dentro non avesse difficoltà. Aveva trovato anche il modo per associarsi all’Angsa (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) e svolgere così diverse attività. A Bologna non si era fatto mancare la sua fede calcistica fondando il Napoli Club di Bologna ma nemmeno l’impegno concreto per sostenere la produzione che arrivava dai beni confiscati alla mafia e alla camorra. «Michele Ammendola – hanno scritto infatti quelli della Fattoria Sociale Fuori di Zucca – amico e compagno di mille avventure se ne è andato ieri sera lasciandoci senza parole. La sua passione, i suoi sorrisi, i suoi abbracci restano imperituri perché Michele con il suo ineguagliabile amore per la vita è stato una fonte inesauribile di nuove sfide. La sua Porta Pazienza e i suoi ragazzi, le relazioni belle e significative che con lui abbiamo imparato a conoscere sono un dono destinato a moltiplicarsi. L’11 dicembre ci aveva accolti con il suo caloroso abbraccio per la presentazione dell’iniziativa Facciamo un pacco alla camorra ed è un’ultima occasione che non dimenticheremo. Il Consorzio Nuova Cooperazione Organizzata intero insieme a tutte le cooperative sociali, i volontari e gli amici si stringe attorno alla sua famiglia, ai suoi adorati figli e alla sua amata moglie. Michè, stai tranquillo, qui ci pensiamo noi ad andare avanti tu fatti nuovi amici e salutaci quelli che hai già incontrato e che sicuramente ti hanno aspettato sulla porta con una tazzina di caffè così come facevi tu, sempre.»
«Siamo tutti dolorosamente colpiti dall’improvvisa scomparsa di Michele – ha aggiunto Rita Ghedini presidente di Legacoop – ci stringiamo alla famiglia, abbracciando la moglie e i bambini, insieme alla comunità delle socie e dei soci della cooperativa La Formica. Il suo entusiasmo e la sua determinazione hanno consentito lo sviluppo di Porta Pazienza, un progetto economico e sociale che coniuga qualità, solidarietà e contrasto alle mafie, con l’allegria di chi è convinto che i progetti migliori sono popolari e coinvolgenti.»
Non si è fatto attendere nemmeno Mattia Santori, portavoce delle Sardine. «Sei arrivato dal Golfo di Napoli – ha scritto Matteo Santori – portandoci il vulcano, te stesso, eruttavi idee, telefonate, battute, progetti, ci hai insegnato a dare valore alla fragilità, a dare un volto alla giustizia, “io i salti li faccio solo mortali” mi dicevi, ma avevi una rete di sicurezza, talmente fitta da sembrare una tela, ridevamo, litigavamo, sognavamo, sempre in grande, ma la tua immensità rimarrà quella del padre, complice dentro, educatore fuori, l’autismo non è per tutti, tu ne hai fatto una metafora di vita, e oggi il dolore della tua assenza è lancinante, perché non tutti i vuoti si riempiono allo stesso modo, e ora al posto del vulcano c’è un cratere.» Ultimo ma non ultimo Paolo Siani ha voluto ha voluto sottolineare il valore di un legame che era saldo. «Ne ho mangiate – ha scritto Paolo Siani – di pizze, ma quella che ho mangiato lì a Bologna da Michele Ammendola era molto di più. Era passione, solidarietà, amicizia, impegno, antimafia vera, amore verso i bambini. Tutti ingredienti che solo tu sapevi mettere nelle pizze e in tutte le cose che facevi. Perciò eri una persona speciale. Tutto questo e tanto altro ancora eri per me, Michele, e non lo dimenticherò mai. E ora da lassù continuerai le tue battaglie con il tuo sorriso e la tua passione contagiosi.»