All’indomani della morte di un’altra vittima innocente, questa volta a San Sebastiano al Vesuvio, per mano di un 17enne appena uscito dal carcere minorile ci si chiede, da molte parti, che cosa può fermare la violenza criminale dei giovani che sono a Napoli e in provincia, minorenni tra i quali sempre di più circolano armi di ogni genere ed il culto di una violenza esibita come un trofeo ed esercitata per futili motivi. La città capoluogo e la sua provincia fanno i conti con la deriva di una generazione che non ha più freni ed emula modelli sbagliati raccolti da fiction sulla malavita e dai social sui quali la violenza si mette persino in vetrina e fa circolare messaggi sbagliati come mai prima. «Per loro, i baby criminali, – ha scritto opportunamente Isaia Sales solo poche ore fa – la minore età è un peso, così bruciano le tappe. Per inseguire soldi, fama e potere». Questa volta ci ha lasciato la vita Santo Romano, che criminale non era mai stato. Appena 19 enne di Casoria. Conduceva una vita lontano da ogni deriva. La vittima, un calciatore morto poco dopo la mezzanotte tra l’1 e il 2 novembre poco dopo l’arrivo al pronto soccorso dell’ospedale del Mare, sparato al petto nel corso di una lite avvenuta per futili motivi. L’altro proiettile ha ferito al gomito un 19enne napoletano, compagno di squadra di Santo Romano. Un ennesimo episodio di deriva criminale davanti al quale questa volta a reagire, dopo l’ennesima vittima innocente è Libera, l’associazione nazionale fondata da Luigi Ciotti che a Napoli e in Campania conta tanti iscritti attivi e molto impegnati sui territori a favore della legalità e contro ogni camorra coordinati rispettivamente su Napoli e provincia dall’attivissimo Pasquale Leone e da Mariano Di Palma su l’intera regione. Assieme a Libera ci saranno molte altre associazioni e realtà d’impegno civile sociale che facendo fronte comune, questa volta, si ritroveranno sabato 9 novembre a Napoli dalle ore 10 a piazza Cavour.
L’appello alla mobilitazione per il prossimo 9 novembre dalle 10 a piazza Cavour nel cuore di Napoli è chiaro e ben articolato . «L’ennesima morte di un ragazzo, Emanuele (Emanuele è stato ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre, nel corso di un conflitto a fuoco tra “paranze” di giovanissimi del rione Sanità e di piazza Mercato ndr), di quindici anni, è davanti ai nostri occhi: una ferita che colpisce e interroga Napoli ancora una volta. In città e in provincia gli eventi criminosi commessi da giovani e adolescenti seminano morte, come purtroppo è accaduto anche a San Sebastiano al Vesuvio, dove per “futili motivi” è stato colpito un altro giovane, Santo Romano, diciannove anni. La città metropolitana è fuori controllo. Decine e decine di ragazze e ragazzi hanno perso la vita in questi anni tra le strade della città: vite spezzate da guerre di camorra, da violenze urbane, dalla marginalità, da contesti che vanno liberati dall’ingiustizia, dalla prevaricazione e dalla sopraffazione.
Armi, troppe armi. Pistole, esplosivi, armi di medio e piccolo taglio circolano tra le strade, le piazze, i vicoli e le scuole della nostra Napoli e feriscono, ammazzano, provocando dolore e morte. Armi e droghe, troppo facili da acquistare. Armi e droghe che finiscono nelle mani di giovani, adolescenti, bambini. Armi che vengono utilizzate senza controllo di giorno come di notte, quando gran parte della città spesso è lasciata in balia di bande e criminalità. Liberare Napoli dall’uso e dalla cultura delle armi è l’urgenza di questo tempo. Che necessita di una strategia politica e culturale che deve strutturarsi e radicarsi nei luoghi e nel tempo. Sono passati trentanove anni dall’articolo di Giancarlo Siani che parlava dei muschilli, di minori sfruttati dalla camorra nei propri affari. E siamo ancora qui, a guardare attoniti ragazzini colpiti, coinvolti e travolti dalle stesse logiche violente; che anziché indebolirsi, sembrano radicarsi.
Oggi quei minori dispersi, disperati, abbandonati non sono spariti, si sono moltiplicati e sono ancora più soli, più arrabbiati, senza controllo, capaci di commettere errori e tragedie terribili a causa dell’ambiente in cui nascono, crescono e vivono; ambiente fatto di codici, linguaggi, gerarchie violente e prive di morale. Minori inesistenti per la politica, le istituzioni e l’opinione pubblica, salvo attenzionarli sempre e solo dopo l’avvenire di queste tragedie.
Come realtà di quartiere, parrocchie, scuole, cooperative, movimenti sociali, spazi culturali, biblioteche, associazioni sportive e presidi associativi sentiamo l’urgenza di prendere una posizione chiara e netta. Crediamo nell’educazione come potere di relazione, come possibilità di futuro, come opportunità per abbattere i muri di separazione che dividono Napoli in città diverse che convivono senza incontrarsi. Siamo consapevoli dei tanti progressi che la nostra città ha compiuto ma sentiamo l’esigenza insopprimibile di ribadire che non possiamo stare tranquilli fino a quando un bambino, un adolescente, un giovane ha meno possibilità di altri suoi coetanei perché nato in un contesto difficile che non offre alle famiglie gli strumenti per uscire dalle condizioni di marginalità, di povertà e di esclusione. Chiediamo inoltre che i temi dell’educazione, della prevenzione, dell’inclusione sociale delle fasce marginali devono tornare al centro del dibattito politico campano perché se è vero che i bambini non votano è ancor più vero – come è sotto gli occhi di tutti – che dalla loro educazione e dalle nostre strategie preventive passa il presente e il futuro della nostra città.
Serve che su Napoli e sulla Campania ci sia un “disegno” vero e lungimirante, frutto di un patto costante tra istituzioni, mondo del terzo settore, scuola, associazionismo, realtà imprenditoriali, chiese e realtà religiose: occorre un lavoro dignitoso, una sicurezza senza retorica, un controllo del territorio e un piano educativo straordinario che contempli interventi straordinari dagli asili all’età adulta, e non provvedimenti presi sull’onda mediatica e che puntano solo sulla repressione, senza prendere in carico le persone e i contesti».
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«Il 9 novembre alle 10.00 – prosegue l’appello – ci incontriamo in Piazza Cavour. Un microfono aperto, un’assemblea per ascoltarci e prendere parola pubblica insieme. Perché troppo ai margini è rimasta la necessità di un piano straordinario di risorse per l’educativa; perché troppo soli, troppo precari, troppo inascoltati siamo stati in questi anni. Un momento per rendere visibile lo straordinario lavoro che facciamo e per chiedere che le nostre pratiche innovative, generative, informali, collaborative diventino una politica pubblica. Perché abbia risorse, pensiero, continuità il lavoro di cura e di presa in carico che facciamo nelle comunità: nella scuola, nei territori».
In calce il lungo elenco di adesioni che ad oggi comprende già le associazioni: Patto Educativo per Napoli; Libera contro le mafie; Rete del Rione Sanità; Azione Cattolica Arcidiocesi di Napoli; Dedalus Cooperativa Sociale; GRIDAS – Gruppo Risveglio Dal Sonno; Scuola Calcio Arci Scampia; Associazione Dream Team – Donne in Rete; Arrevutammece; Associazione Napoli InVita – Rione Sanità; Coordinamento campano dei familiari delle vittime; Associazione Un Popolo In Cammino per Genny vive; Donne in Nero – Napoli; Associazione Annalisa Durante; TerradiConfine; Larsec – Secondigliano; Secondigliano ASD; FOQUS – Fondazione Quartieri Spagnoli; Associazione Quartieri Spagnoli; Unione degli Studenti; DPDB – Dalla Parte Dei Bambini; Mani Tese – Campania; Arci Movie; Maestri Di Strada; Stop Biocidio; Caritas Diocesana – Chiesa di Napoli; Rete Educativa Rione Sanità; Legambiente Campania; Asso.Gio.Ca.; Coop. Terra e Libertà; Coordinamento Kaos; Art. 33 – Gioco Immagine e Parole; Figli in Famiglia – ONLUS; Fondazione Famiglia di Maria; Xenia; SOMS Barra; Noi@Europe; Comitato Anticamorra per la legalità; Laboratorio Insurgencia; Forum Terzo Settore Campania; Consorzio CO.RE.; TrAM – Travel for Action and Memory Cooperativa Sociale; AsCenDeR – Centro di Documentazione e Ricerca; Fondazione Siani; Fridays For Future Napoli; FaRe Comunità APS; Legambiente Parco Letterario Vesuvio APS; Venti di Speranza APS; ACLI Beni Culturali; Fondazione Silvia Ruotolo.
Libera, con la prima linea di Pasquale Leone e Mariano Di Palma (assieme a tutti i presidi che sono sul territorio) invita ad una presenza attiva e forte e, a tal proposito, ha creato anche un indirizzo mail per continuare a raccogliere adesioni e partecipazioni all’assemblea.
Ecco l’indirizzo per aderire:
liberiamonapolidalleviolenze@gmail.com.
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