Ogni febbraio (il 7) si riflette in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Si tratta di portare l’attenzione su un fenomeno molto più diffuso di quanto si creda che crea innumerevoli difficoltà al mondo della scuola ma soprattutto alle giovani esistenze di ragazzi che a scuola dovrebbero trovare un posto sicuro e pieno di stimoli. E invece trovano il clima peggiore e del tutto ostile alla loro crescita e alla formazione della loro personalità. Il bullismo è l’anticamera anche dei tanti atteggiamenti camorristici e mafiosi che i bulli vanno ad avere da adulti. Chi ne è colpito tante volte non riesce neppure a poter contare sull’aiuto degli insegnanti che neppure si accorgono per loro distrazione ma anche per il silenzio delle vittime che subiscono angherie e violenze di ogni genere in ogni parte d’Italia. Contro il bullismo e il cyberbullismo Antonella Ammirati, neuropsicologa e psicoterapeuta, ha proposto un decalogo sul bullismo a scuola (che accogliamo e facciamo anche nostro) tratto dal suo ultimo volume “Bullismo (cosa fare e non). Guida rapida per insegnanti”.
La collega Laura Baradaracchi ne parlò nello spazio di reti solidali. Era proprio il giorno in cui in Italia ci si ferma a riflettere sui temi del bullismo. Metteva in luce soprattutto il lavoro della neuropsicologa e psicoterapeuta Antonella Ammirati che ha proposto un prezioso decalogo sul bullismo a scuola tratto dal suo libro Bullismo (cosa fare e non). Guida rapida per insegnanti, edito da Erickson. Consulente di Edizioni Centro Studi Erickson per l’area psicologia e professioni sanitarie, l’autrice ha stilato una guida che nasce «come un manuale agile, di sostegno, per gli insegnanti che non hanno perso la capacità di osservare, di porsi delle domande, di sospettare disagio nelle discontinuità dei comportamenti, nelle pieghe della quotidianità scolastica, nel silenzio degli sguardi bassi e dei non detti, nelle azioni di prepotenza mista a maleducazione di alcuni studenti. Per quelli che vogliono farsi carico della dilagante povertà relazionale dei nostri legami prima che si connoti patologicamente come violenza degli uni verso gli altri. Per quelli che hanno a cuore la salute della Scuola come ambiente di relazione e che vogliono metterci del proprio per creare un luogo sicuro di confronto e di crescita, per i ragazzi ma anche per se stessi».
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I dati del fenomeno
Si tratta, come evidenziava Laura Baradaracchi Secondo i dati dell’ultimo Monitoraggio dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo (2021), a cura del Ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’Università di Firenze, su un campione di 314.500 studenti e studentesse di 765 scuole statali secondarie di secondo grado e di 46.250 docenti afferenti a 1.849 Istituti scolastici statali, il 22,3% degli studenti e delle studentesse è stato vittima di bullismo da parte dei pari (il 19,4% in modo occasionale e il 2,9% in modo sistematico); il 18,2% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno o una compagna (il 16,6% in modo occasionale e l’1,6% in modo sistematico); l’8,4% ha subito episodi di cyberbullismo (il 7,4% in modo occasionale e l’1% in modo sistematico); il 7% ha preso parte attivamente a episodi di cyberbullismo (il 6,1% in modo occasionale e lo 0,9% in modo sistematico). Davanti a dati di tal fatta, che pure il lavoro di Antonella Ammirati compendia nello stile di un’introduzione al contesto di studi e di sviluppo del fenomeno, il libro si suddivide in quattro ampi capitoli dedicati al bullo, alla vittima, al gruppo e al contesto (familiare e non solo). «Per ciascuno, si evidenziano le ragioni alla base del comportamento e le modalità di interazione e reazione che insegnanti ed educatori in genere possono mettere in atto per fronteggiare la situazione, nel rispetto e nel migliore interesse di tutte le parti». E allora val bene un decalogo che in perfetta sintesi getta anche le basi per avviare processi virtuosi, un’azione concreta di classi, istituti, docenti, scuole di ogni ordine e grado.
Il decalogo
Ed ecco il decalogo estratto dai consigli contenuti nel manuale:
Tenere a mente che il bullo vorrebbe essere parte attiva delle situazioni.
Non chiamare sempre in causa l’autorevolezza del proprio ruolo di insegnanti/educatori.
Valorizzare l’esigenza del bullo di ricercare relazioni, seppur con modalità disfunzionali.
Non avallare l’idea che essere forti significhi non provare sentimenti.
Non giudicare la persona, ma i comportamenti.
Non schierarsi apertamente dalla parte della vittima: anche il bullo è una vittima e ha bisogno di aiuto.
Non fare riferimento a carenze nell’ambiente familiare del bullo.
Non fare presente alla vittima le sue difficoltà relazionali prima di averla protetta dalle prepotenze.
Non lavorare con il gruppetto di alunni (autori e vittime) della dinamica senza coinvolgere l’intero gruppo classe.
Non colpevolizzare i genitori.
L’autrice chiarisce: «Il fenomeno del bullismo, anche se con altre modalità, è stato da sempre un tratto saliente della vita sociale dei giovani». La parola (dall’inglese bullying, tiranneggiare, spadroneggiare, intimidire) «indica un abuso di potere fisico, verbale o psicologico, attuato in modo ripetuto e organizzato contro qualcuno che non è in grado di difendersi. La parola bullismo è stata a sua volta creata su modello del termine mobbing (assalire, aggredire in massa). In etologia il termine è stato spesso usato per indicare il comportamento di aggressione del branco nei confronti di un animale isolato, una sorta di coalizione di alcuni animali della stessa specie verso un membro del gruppo, che viene così attaccato e isolato dalla comunità». Inoltre un atto di bullismo «è il risultato di una pianificazione cognitiva, anche complessa, che lo distingue da tutte quelle forme di aggressività estemporanea dovute a stati emotivi alterati e non controllati. La pianificazione dei luoghi e dei tempi è utile sia per non essere scoperti sia per garantire la durata nel tempo delle aggressioni. L’atto di bullismo è scelto sul principio di massimizzazione del danno per la vittima (se la vittima è un maschio sono preferiti atti di violenza fisica da parte dell’aggressore, qualora la vittima sia una femmina si ricade su derisione e umiliazione psicologica), in modo tale che per chi subisce diviene difficile uscire dalla sua condizione».
Il percorso è appena agli inizi. Tutto il lavoro della redazione de “lacamorra.it” e de “la camorra vista&rivista” è imperniato anche sulla lotta ad un fenomeno, il bullismo, che miete molte vittime. Che usa violenza, il sopruso, mimando il clima di stimoli e serenità che dovrebbe essere nella scuola. E soprattutto rende spesso vani tutti gli sforzi ed il grande lavoro di tutte le scuole d’Italia, di docenti e dirigenti che ogni giorno di adoperano per creare nelle loro scuole le condizioni migliori di crescita, conoscenza e rispetto.
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