Solo poche settimane fa, era il luglio di quest’anno, approdava sulle scrivanie di tutti gli organi di stampa la Relazione semestrale antimafia che il Ministero degli Interni, congiuntamente alla Direzione Investigativa antimafia, pubblica con dovizia di dettagli e la mole di informazioni di prima mano dei diversi organi istituzionali impegnati sul tema su tutto il territorio nazionale ed internazionale.
«Più in dettaglio – come ha riassunto a luglio scorso lo stesso Ministero degli Interni – viene descritta la modalità espansiva della mafia calabrese, che arriva ad operare in Valle d’Aosta; il rafforzamento dei rapporti tra famiglie storiche di Palermo e Cosa nostra americana; le dinamiche delle organizzazioni criminali campane, ancora molto fluide e complesse; i collegamenti con le compagini albanesi da parte della mafia pugliese e lucana».
Priorità dell’Unione Europea e della comunità internazionale, si sottolinea nella relazione, è la lotta al riciclaggio dei capitali illeciti. Il contrasto alla criminalità organizzata, infatti, non può prescindere dal potenziamento, a livello nazionale e sovranazionale, degli strumenti di prevenzione e contrasto, due piani che vanno considerati in maniera unitaria, perché le mafie non conoscono confini. Tale attività è stata potenziata dalla “V Direttiva antiriciclaggio” (n. 843/2018 UE), recepita nel semestre in esame con il Decreto legislativo 4 ottobre 2019, n. 125, che ha consentito alla DIA di interloquire direttamente con gli organismi esteri e di estendere gli approfondimenti investigativi anche alle informazioni eventualmente acquisite nell’ambito dei rapporti di cooperazione internazionale.
Un focus di approfondimento sul rapporto tra mafia e giochi mostra come nel “paniere” degli investimenti criminali, il gioco rappresenti uno strumento formidabile, prestandosi agevolmente al riciclaggio e garantendo alta redditività. Dopo i traffici di stupefacenti, è il settore che assicura il più elevato ritorno economico. Si tratta di una infiltrazione “carsica” delle organizzazioni criminali, agevolata dallo sviluppo di meccanismi sofisticati di piattaforme illegali di scommesse on line, raggiungibili attraverso siti web dislocati in Paesi esteri.
Nel documento, infine, è stato inserito uno “SPECIALE COVID”, che riguarda un evento fuori dal semestre in esame, ma dirompente sul piano sociale ed economico, che intende offrire spunti di riflessione e possibili linee di indirizzo operativo. La delicatezza della fase di ripresa post lockdown può rappresentare un’ulteriore opportunità di espansione dell’economia criminale perché le mafie, si legge nel rapporto, nella loro versione affaristico-imprenditoriale, immettono rilevanti risorse finanziarie, frutto di molteplici attività illecite, nei circuiti legali, infiltrandoli in maniera sensibile.
L’emergenza sanitaria ha impattato su un sistema economico nazionale già in difficoltà, riducendo la disponibilità di liquidità finanziaria e creando nuove sacche di povertà e di disagio sociale. In questa situazione, le organizzazioni criminali tendono a consolidare sul territorio, specie nelle aree del Sud, il proprio consenso sociale ponendosi come welfare alternativo, ma anche esacerbando gli animi. La paralisi economica, inoltre, può aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico. L’economia internazionale avrà bisogno di liquidità ed in questo le cosche andranno a confrontarsi con i mercati, bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie. Il rischio concreto è che all’infezione sanitaria del virus possa affiancarsi l’infezione finanziaria mafiosa se le istituzioni non dovessero mantenere alta l’attenzione.
Tre mesi più tardi, siamo già agli inizi di un autunno che non vede per nulla sconfitto il diffondersi del virus, l’impatto dello shock di questi mesi sull’economia è destinato ad aumentare e a farsi sentire ancora di più sulla economia nazionale. Ci saranno da scovare e fermare i tanti modi con i quali le mafie italiane e la criminalità dei “colletti bianchi”, dentro la quale operano usurai, mafiosi, camorristi e criminali impuniti che sono nel tessuto sociale e riciclano soldi con altissimi interessi o, sempre di più, entrano direttamente in attività commerciali che sono o saranno in sofferenza economica, in tutte le città e le regioni d’Italia.